Lunga è la notte invernale, ma ancor più duro il ‘meriggio estivo.
Interminabile l’attesa, lungo la riva della costa (la deriva della vita).
Attraversammo notti insonni noi giovani utopici a maturar pensieri.
Insieme partorimmo l’idea della fuga.
Da questa spiaggia sulla quale siamo reclusi, condannati all’esilio culturale, impantanati nel luridume di quartiere, assenti da ogni discussione di spessore, malinconici ma non arresi, noi avvertiamo il disagio di trovarci fuori dalla dimensione che ci è consona.
Spiaggisti siamo.
Lo spiaggismo: presa di coscienza della nostra misera condizione terrena.
Una galera senza sbarre ove imprigionati nascemmo senza colpa e dalla quale invochiamo perdono, redenzione e salvezza.
Lo spiaggismo è il nostro ideale di speranza.
Il nostro pensiero è capace di utilizzare tutti i mezzi e le maniere di espressione artistica: letteratura, figurativismo, poesia, prosa, sproloquio, cinema ed architettura.
Noi spiaggisti invochiamo la fuga come reale soluzione ai problemi e ai dilemmi dell’umanità.
Siamo per il viaggio, per l’assenza di vincoli spaziali, per l’atemporalità assoluta.
Siamo nichilisti ed autarchici, indipendenti nel pensiero e nei gesti.
Siamo leggeri, elastici, dubbiosi.
Adoperiamo la metafora come mezzo di espressione corrente, il surreale e l’ironia come strumenti di lotta, aborriamo la speculazione politica e le sozzure di palazzo.
Siamo per il gesto sopra le righe, per necessità e vocazione, affinché si oda anche lontano la nostra voce così distante.
Coltiviamo la sofferenza per imparare a rifuggirne.
Ricerchiamo il piacere puro: della parola, della mente, del corpo.
Noi vogliamo scappare per essere al centro della terra.
Laddove ci siano orecchie e cervelli per intendere.
Noi spiaggisti, è là che vogliamo stare.
Christian De Iuliis (architetto)
giovedì 13 agosto 2009
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